sabato 30 luglio 2016

Cos'è questo mostro?

In uno dei post precedenti ho raccontato del mio rapporto con il cibo e con il mio corpo, descrivendo un pò tutte le varie situazioni che mi hanno portato al disturbo alimentare.

Ma cos'è questo mostro che mi tormenta da 6-7 anni a questa parte?
Da cosa è scaturito questo inferno che non ha nulla di positivo?
Perchè non riesco a liberarmene pur oltrepassando le soglie della volontà?

Purtroppo tutte domande sterili, circolari... serpenti che si mordono la coda, perchè seppur provo a rispondere, alla fine il problema è sempre là, sempre ben saldo, ancorato alle sue macabre radici e io non ricavo soluzioni concrete da tutte quelle risposte.
Il DCA si è presentato nel periodo finale del mio percorso dimagrante, quando avevo quasi finito di costruire il mio corpo in tutto e per tutto. Già...alla fine, giocando a fare la divinità, avevo conseguito uno dei miei più importanti obbiettivi. Prima di tagliare tale tragurado ( cioè di rendermi conto al 100% che qualcosa non andava più bene ) posso dire che vivevo già una condizione di conflitto con tutto quello che riguardava il cibo. Probabilmente mi ero beccato un disturbo alimentare atipico e forse so anche quale, ossia il "dieting". Il dieting consiste in un'attenzione eccessiva verso il peso e le diete che genera un rapporto di natura conflittuale con il cibo; la mia vita infatti ruotava tutta intorno a diete, peso, alimentazione e BMI.
Credo anche di aver innescato allo stesso tempo una situazione di ortoressia, quella roba dove si è ossessionati per il cibo sano e per la sua qualità.
C'è chi dice che l'ortoressia si affaccia più allo spettro ossessivo-compulsivo che a quello dei DCA, che in comune con questi ultimi vi è la ricerca del perfezionismo, il bisogno di controllo, gli esiti sull'organismo e sulle sfere di vita.
Quello che mi colpisce di più dell'ortoressia è che nei criteri diagnostici vi è scritto che tale disturbo si differenzia dai classici disturbi alimentari, come l'anoressia e la bulimia, perchè chi ne è affetto non mira al dimagrire, ma bensì a stare bene fisicamente con un'alimentazione sana ed equilibrata.

Pertanto io ero preso da diete e alimentazioni "sane", ma non non ero ancora pervaso da un morboso bisogno di consumare il mio corpo. Ero molto meticoloso sul conteggio delle calorie, restringevo si, ma nemmeno troppo; avevo una sorta di diario alimentare stampato in mente, dove addirittura mi concedevo la pizza il sabato e il bisteccone la domenica!
L'importante era seguire quella dieta che mi garantiva di perdere poco peso per volta, dato che ero già magro e non ci sarebbe stato bisogno di diete da fame, il resto era di importanza secondaria o quasi relativo.
La mia era una dieta fatta di alimenti sani, con qualche sfizio e con qualche "scappatella"... 

Il confine tra i vari disturbi alimentari è molto sottile, basta una piccola circostanza che vi fa cambiare la vostra "morale pre-razionale", caratteristica di disturbi di questo genere, e finite in un'altra fossa di dolore; infatti dal "dieting ortoressico" sono passato alla vigoressia. Mi è bastato porre la mia attenzione non tanto sull'attività fisica da fare per poter stare sempre meglio, ma piuttosto sulla massa magra (tonicità dei muscoli, definizione muscolare, postura ecc...).
Se prima vivevo l'attività in palestra con molta serenità, da allora la vivevo come un compito da svolgere, una sorte di missione da compiere al cospetto della mia mente ormai già malata.
Quindi in palestra 3 o 4 volte a settimane con allenamenti ben struttarati, sulla base di schemi e programmi precisi, aggiungendovi poi ore extra di tappetino e cyclette, perchè l'allenamento cardio non fa mai male (ah, per me in quella fase non importavano tanto le calorie, ma, essendo in piena vigoressia appunto, bruciare la massa grassa, vista come una cosa negativa da portare al minimo indispensabile).
Da vigoressia ad anoressia poi in un batter d'occhio.
Impossibilitato per problemi fisici, non ho potuto continuare ad andare in palestra, quindi in un certo senso mi ero messo sul "chi va là" e da questo presupposto ecco la travolgente e emozionante anoressia, che porta con se il fascino del dimagrire.
L'adrenalina che ti pervade quando vedi quell'ago della bilancia sempre più a sinistra rispetto al giorno prima, il sentirsi forte quando rifuti a schifezze varie e quando riesci a mangiare pochissimo, se non digiuni.
Una mentalità che forse, per un periodo relativamente breve, scardinò la mia focalizzazione sulla forma fisica, occultandola tipo e corrompendomi solo con dimagrire, dimagrire e ancora dimagrire. Quelle ossa che sporgevano dal bacino erano la prova di quanto io stessi dimagrendo ( meglio dire deperendo, ma tale termine è negativo e in quel momento tutto quello che riguardava il dimagrire non poteva essere negativo per me) e ne andavo più che fiero. Anche in anoressia mantenni l'attenzione sugli alimenti, sulla loro qualità e tutto il resto, a conferma di quanto stesse diventando complesso ( o contorto) il mio DCA.
Il mio corpo oramai aveva perso forma, ero praticamente un "tocco di legno", evidentemente non riuscivo a vederlo, non che io mi ritenessi grasso, ma con quel mezzo kg in più da dover perdere e quando lo perdevo era sempre la stessa storia, c'era sempre un mezzo kg di troppo.
Dall'anoressia passai al binge, a mio avviso il disturbo alimentare più brutto, il BED (binge eating disorder) è un qualcosa che si mimetizza, non facilmente riconoscibile da chi non lo vive.
Tralasciando la mega abbuffata che ho raccontato, da quel giorno tutto è cambiato, sentivo sempre di più quella spasmodica voglia di dover mangiare, mangiare cose che avevo praticamente bandido dalla mia routine alimentare da un bel pò di tempo.
Quei "da domani si riprende a mangiare pochissimo" o "da domani si digiuna e poi si ricomincia a mangiare poco"... Un domani che si è fatto attendere e come.
Ormai avevo perso il controllo, da 1 giorno alla settimana, le abbuffate divagarono a 2, 3, 4 giorni... 7 giorni su 7... Le sensazioni di scoforto man mano si sono evolute in rassegnazione, una rassegnazione che però faceva male.
Svegliarsi al mattino con il pensiero, il quale arriva prima anche rispetto ai bisogni fisiologici, che "anche oggi" sarà un giorno di merda, "anche oggi" finirò con mangiare come un camionista obeso. La cosa più brutta erano i momenti di angoscia, in cui praticamente annullavo ils enso della mia vita... Già il binge mi ha portato alla depressione più nera e frustrante.
Il binge va a evolversi in bulimia quando mi decisi di voler contrastare l'aumentare di peso, seppur quest'ultimo non fu molto significativo, e cominciai con i lassativi, poi col vomito.
Vomitavo inizialmente 1 o 2 volte al giorno, poi man mano il numero di volte crebbe a dismisura ( mi limito a dire così).
Le dinamiche della abbuffate bulimihce, come nel binge, erano le stesse, ossia una sofferenza senza fondo legata a tante, troppe cose. Cambiava solo che assumevo comportamenti compesatori tipici della bulimia.
La bulimia l'ho alternata al binge, a seconda dei momenti, poi ho avuto in piccolo spiraglio di anoressia e può sembrare strano, ma io in questo spiraglio mi sono sentito richiamato alla vita.
Ora come ora vivo una condizione molto particolare, mi porto sulle spalle ancora il binge e la bulimia l'ho "accantonata" per complicazioni negli atti compensatori.
Vivo nello sconforto e nell'angoscia più totale, pervaso da un senso di ripugnanza indescrivibile verso me stesso, pieno di sensi di colpa e rimorsi che mi corrodono dall'interno. Ogni qual volta cedo all'abbuffata io provo un forte senso di autodistruzione che attraversa tutto il corpo, ma non posso fare nulla, la voglia di mangiare è irrefrenabile, inarrestabile!
Se resisto poi, la resistenza dura poco e l'astinenza diventa forte, non ne vale la pena quindi portarmi a soglie di dolore ancora più estreme.
Le abbuffate non si riducono più ad episodi, ora tutto il giorno è un'abbuffata,una mega abbuffata che non si conclude mai, anche perchè a volte nemmeno dormo di notte e credo che il tutto sia dovuto a quell'angoscia che mi sta annichilendo.
Quindi posso dire di aver perso anche la cognizione del tempo, o meglio, di non rientrare più negli schemi dell'oggi e del domani come punti di riferimento, il che è davvero allucinante, dire che sono disorientato è poco davvero... 

Evince che questo post sia stato, come dire, "banale", nel senso che ho raccontato le cose in modo molto diretto senza divagare con pensieri complessi. Ho sentito il bisogno di farlo, di condividere queste cose, quasi come se andassi a rendere visibile un macigno astratto che porto sulle spalle.





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