lunedì 1 agosto 2016

Parlando della mia situazione

Anche oggi mi sono abbuffato, così come ieri, l'altro ieri e il giorno prima ancora.
Inutile dire lo sconforto che mi travolge, inutile dire che mi sento un perfetto fallito e un totale disastro.
Oramai è come se avessi metabolizzato queste condizioni di sofferenza e a differenza di prima è raro che esterni il dolore post-abbuffata con attacchi d'ira e comportamenti nevrastenici. Adesso vivo una situazione di totale depressione, la più nera depressione che ci possa essere.
Se fino a solo qualche settimana fa avrei avuto la classica speranza "del domani" di chi soffre di DCA, ora come ora ho accettato appieno di vivere la mia malattia in quanto tale, ho accettato che tutto questo inferno non potrà sparire dall'oggi al domani, ho accettato che le abbuffate sono un sintomo e... Che dire, il dolore c'è sempre dopo l'atto del mangiare esageramente e compulsivamente, è come essere soggiogati da un potere troppo più forte.
Non posso continuare a rimproverarmi di avere una malattia, l'ho fatto per molto tempo e adesso è il momento che la smetta, io che colpa posso averne? Tutte quelle persone che in un certo senso tendono a sminuire l'intero "complesso" di ciò che sto attraversando, che sottovalutano e sottovalutano il problema nonostante abbiano avuto prova di quanto sia grave... Diventano un peso eccessivo in una realtà in cui il tutto è già davvero insostenibile.
Quindi basta, sono sul serio stufo di essere visto, trattato come quello "che la fa troppo grossa", come quello che attraversa solo una burrascosa fase adolescenziale, come quello che si fa troppi problemi e per giunta inutili...basta cazzo, BASTA!
Non ho voglia di fare nulla, perché pressarmi come un salume sottovuoto affinché io mi "distragga"?
Queste distrazioni che non partono dalla mia volontà non mi servono, per nulla, anzi a dirla tutta sono controproducenti; rompono solo gli equilibri che ho creato per gestire in qualche modo l'immenso dolore.
Nessuno o al massimo veramente pochi possono capire il vuoto abissale che covo dentro, nemmeno avrei potuto immaginare si potesse percepire un vuoto così grande da assumere il sapore di pienezza, una desolazione così drastica e morbosamente affamata.
Pertanto, basta dirmi che sono anche io che mi butto giù, che non provo ad uscirne fuori...Ma cosa ne sanno o ne potranno mai sapere delle guerre condotte tra me e il mio DCA, guerre in cui il campo di battaglia è il mio povero corpo. Che ne sanno di quanto io mi ci metta d'impegno, anche solo per fare le cose più banali ormai diventate pesanti!
Il punto è che non sanno un emerito cazzo.
Mi è concesso dopotutto sentirmi solo allora, solo nel vero senso della solitudine negativa che gli inglesi chiamerebbero loneliness, solo con la mia dannata malattia!
Ed è da qui che si innesca quel meccanismo infido... mi abbuffo!
I pensieri che sono lì, sulla sottile soglia di un'abbuffata sono così negativamente pessimistici.
Del tipo vivo una condizione particolare, che forse più di ogni altra cosa incarna il trigger delle abbuffate, ossia: " se adesso io mi abbuffo sicuramente ingrasso, ma se non mi abbuffo non è che dimagrisco" Tale frase l'avevo letta su un altro blog e da subito l'ho sentita anche mia.
Con questa frase salta fuori l'automatismo, del tutto pre-razionale del: "fatto 99 facciamo 100", quindi accettazione dell'idea di abbuffarmi perfettamente avvenuta, non si può tornare indietro.
La sofferenza che crea la mia malattia, il senso di vuoto, lo sconforto, non si riduce a un piccolo languore, ad una semplice voglia di spizzicare qualcosa, no... La mia è una fame anomala, mostruosa, spaventerebbe una persona che dice di mangiare tanto.
Io non voglio una fetta di torta, voglio la torta!
Non voglio solo un pugno di patatine tanto per fare uno spuntino, voglio l'intera busta! Voglio l'intero pacco di biscotti, l'intera vasca di gelato e continuo a mangiare fino a sentirmi disgustosamente sazio, PIENO!
C'è poi un ulteriore condizione che mi ha portato ad abbuffarmi, vissuta quando avevo una forma fisica da me gradita.
Tutto era nella norma  (esami metabolici, BMI ecc che mi davano ragione) e anche se non lo fosse stato fa nulla, lo era per me, ero magro... lo so l'ultimo passaggio dimostra quanto io nella mia mente sia un "anoressico andato in fallimento", nasconderlo non serve proprio a nulla.

Me ne sto sdraiato sul mio letto, momenti in cui non ho qualcosa da fare. Non perché realmente non c'e nulla che possa fare, ma sono disturbato da un desiderio radicato di dovermi abbuffare, eppure da qualche giorno sto seguendo un'alimentazione equilibrata, lo so per certo, me l'ha data il mio nutrizionista di fiducia.
Cazzo, ho il terremoto nella pancia, brontola tutto! Sento già il sapore delle porcherie che andrò a strafogare.
Mi sento in astinenza, mi sento come un vampiro che brama sangue, ah si... Questo è Craving Graziano, questo è un demone alle porte...
Cosa sento? Cosa sto provando?
La mia testa dice: rabbia, tanta rabbia, tristezza, malinconia, angoscia, paura, panico
Il mio corpo è in testacoda, sudo, mi sento fiacco, quasi ho la schiuma alla bocca e accenno a un tremolio.
Devo abbuffarmi, ci starò male lo so, ma è una cosa che piega la mia volontà e mi mette in ginocchio.
Ecco mi sono abbuffato, ora?
Ora vorrei cancellare il mondo, lo spazio e il tempo.
Accenno a un pianto, una lacrima mi scende dall'occhio e nel frattempo covo una rabbia talmente grande che il pugno stretto mi fa male... Devo contenermi.
In questo disordine di emozioni, amplificate a mille, anche l'ingenuità si risveglia e mi fa domandare perché l'ho fatto, perché non ho resistito invece di cedere.
Dolorosa sconfitta subita.

Questa è l'altra condizione, niente male vero?
Farcela, sperare di potercela fare, per poter stare bene, la vedo come un'idea malata, perché...perché significherebbe solo riprendere il "controllo" e ritornare ad una fase di pura anoressia.
Se questo significa stare bene...
E dopo aver razionalizzato cose come tutte quelle scritte in questo post che mi sento perso, condannato a un qualcosa di troppo crudele.
Avete presente il primo film di Star Trek?
La prima scena dove la nave viene affidata al tenente comandante George Kirk, che diventa quindi capitano. George inevitabilmente morirà e prima di morire saluta la moglie e il figlio appena nato.
George avrebbe potuto vivere una vita felice, coi controcazzi,e invece no: condannato a morte.
Gli viene negata la vita che gli spetta.
Ecco, rifacendomi al mio DCA, io mi rispecchio in George.

Non mi aspetto minimamente che la gente capisca, forse nemmeno voglio che capisca, ma quantomeno voglio quel rispetto che spetta alle persone che sopportano e leniscono un dolore così grande, un enorme fardello che pesa e lascia il segno.
Per guarire ci vorrà molto tempo e finalmente posso dire di averne preso coscienza, tempo che mi sento rubato, strappato.
Forse però non guarirò proprio.

Tutto questo mi annienta, mi lascia senza forze e speranze, ogni giorno è una delusione che si aggiunge alle altre.
Ah... Io avrei voglia di vivere, vivere una vita che mi consumi...purtroppo però sento che quello che voglio mi è negato nel modo più assoluto.

Parole di un folle sognatore.

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