lunedì 1 agosto 2016

Il cerchio si allarga

Ebbene si, il cerchio della mia situazione si allarga decisamente. Ho descritto ogni disturbo alimentare di cui abbia mai potuto soffrire, ma, inconsapevolmente, ne ho tralasciato uno molto significativo che è di sicuro un fattore determinante di tutto quello che sto passando. Parlo dell'iperfagia, un altro disturbo legato all'alimentazione, l'ennesimo che mi colpisce. Ho sempre sostenuto l'idea che i disturbi alimentari, tralasciando le soggettività psicologiche, nascondono anche una condizione oggettiva, la quale obbliga chi ne è affetto a soddisfare un'esigenza fisica.
L'iperfagia è l'aumento della sanzione, della percezione della fame e dell'appetito che porta a mangiare in modo compulsivo e incontrollato.
Beh io rientro in questo spettro, il mio appetito è davvero un qualcosa di abnorme e il mio livello di sazietà è davvero molto alto, sarei capace di mangiare per 3 ore, ininterrottamente, enormi quantitativi di cibo.
Anche durante i pasti regolari è difficile che arrivi a soddisfare la "barra" della sazietà e quindi anche in quel caso finisco col tramutare il tutto in semi-abbuffate o abbuffate vere e proprie.
Per non parlare poi della difficoltà ad addormentarmi (cado nelle braccia di morfeo solo quando il corpo non regge più e per l'appunto crolla), difficoltà che per il 99% delle volte è dovuta ad uno spasmodico bisogno di dovermi abbuffare che devo, ahimè, assecondare; resistere mi getta in un'asfissia mentale che non trovo parole per descrivere.
La cosa assurda poi è che a volte mi addormento pure, ma mi risveglio per la voglia di abbuffarmi, una voglia che a mio avviso con la volontà non ha proprio nulla a che fare.
Sono arrivato all'iperfagia perseguendo le mie ricerche sulle cause fisiologiche di un DCA e mi ha colpito molto, più di ogni altro riscontro precedente. Questo perché, ci metterei la mano sul fuoco, io ci rientro a pieno nei canoni che tale disturbo presenta.
Mi ha colpito soprattutto scoprire che il tutto può scaturire da cause di tipo endocrinologiche e io ho avuto esperienze (da paziente) in questo ambito medico, un ambito medico che studia il sistema endocrino con una particolare attenzione verso tutte quelle patologie che riguardano le ghiandole a secrezione interna. Nemmeno a farlo apposta l'endocrinologia comprende anche tutto quello che è riconducibile al metabolismo in senso lato. Il confine, sottile e immenso allo stesso tempo, tra DCA e fattori fisiologici potrebbe essere colmato dalla neuroendocrinologia? In singolare magari ci darebbe risposte più concrete rispetto ai classici percorsi terapeutici, in termini fisiologici intendo.
Non sto qui a dire che psicologia e psichiatria sono inutili, ma sono dell'idea che solo lo psicologo o solo lo psichiatra, per quanto bravi essi possano essere, non siano sufficienti a eliminare del tutto un DCA, ed è anche presunzione sia dal parte di un paziente che da parte di un dottore aspettarsi una cosa del genere. Dico questo perché io attualmente mi ritrovo dall'ennesima psicologa, stravagante, che si pone come un "salvatore della patria", con teorie tutte sue che ( e qua quasi spalanco gli occhi della mente per lo stupore/sbalordimento) includono un ipotetico programma di "infessimento di massa", come lo chiama lei. Non mi va di spiegare precisamente le dinamiche della sua terapia e questo perché a dire il vero mi sembrano talmente stupide che fanno sembrare più stupido me a non aver troncato il tutto, cosa che farò praticamente alla prossima seduta, o prima. Alcune cose con lei le condivido appieno, ma poi per il resto divaga troppo con le sue dottrine e va nettamente fuori strada, il che è davvero assurdo.
Riprendendo il filo del mio discorso, quello che voglio dire è che io malato di DCA, noi malati di DCA non dovremmo sentirci a disagio per quelle che sono malattie a tutti gli effetti (ancora estremamente sottovalutate), non dovremmo sentirci a disagio nei confronti di tutte quelle persone che ci circondano e che a volte "osano" puntare il dito, perché non sanno, non capiscono... non dovremmo sentirci a disagio per i sintomi di tali malattie, specialmente quando si parla di abbuffate e di tutto ciò che ne deriva.
Allora se è vero che dietro tutto, cosa molto probabile, c'è qualcosa legato ad esigenze fisiche che ci obbliga ad adottare determinati atteggiamenti/comportamenti, dovremmo essere prima noi a non rimproverarci in un modo così severo. Ci si dovrebbe convincere che sono malattie, le quali poi, con la più grande soggettività che ci possa essere, facciamo evolvere con fattori psicologici (disagi, traumi, delusioni, malesseri di fondo e chi più ne ha più ne metta).

Tutto questo mi spaventa enormente, e anche io, che presuntuosamente (lo ammetto) mi ergo su un piedistallo di superiorità d'élite, sento un brivido tanto comune risalire sulla mia schiena.

Ho cercato di spiegare il tutto nel modo più chiaro possibile, evidentemente mi sono incartato e ho "sfornato" un qualcosa di contorto, ma non ho trovato altro modo per poter comunicare tutto ciò.

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