mercoledì 10 agosto 2016

Grido di Eracle

Mi sento intrappolato in un corpo che non mi appartiene, un corpo frutto di eventi infausti e che è alla mercé di una malattia distruttiva.
Il mio corpo è diventato una prigione, da esso dipende la mia vita e non riesco proprio ad immaginare una condizione diversa.
Mi ripeto, quasi per abitudine ormai, che quando riavrò il corpo di prima riprenderò in mano la mia vita, continuando però a rimandare giorno dopo giorno una possibile via di guarigione perché non riesco a spezzare questa "dipendeza" da cibo, così forte e così dolorosa.
Sono stanco di tutto ciò, vorrei poter vivere la vita senza le mie ossessioni alimentari, come tutte quelle persone che non si fanno certi problemi col cibo, che non si fanno un problema se mangiano la pizza due volte a settimana o se assaggiano una fetta di torta tutta impregnata di schifezze varie.
Se fossi io a mangiare una fetta di torta del genere la mia mente malata andrebbe su di giri... quel piccolo assaggio rappresenterebbe un insostenibile fuori programma, uno sgarro inammissibile, pertanto se ciò dovesse accadere tanto vale andare fino in fondo e mangiare il più possibile.
Ed ecco quindi un'altra abbuffata, che a volte, preso dai sensi di colpa più frustranti e dolorosi, tento di annullare con un atto compensatorio come il vomito, ma anche con digiuni o semi-digiuni nei giorni avvenire.
La mia vita è un continuo sali e scendi, un alternarsi tra periodi di diete e periodi di abbuffate, a seconda dei periodi poi io ho un aspetto diverso in tutti i sensi.
Se mangio a modo mio e se ho il controllo della situazione la mia vita può procedere tranquilla, sto bene e magari accetto di avere interazioni sociali con tanto di allegria e contentezza, arrivando anche ad essere felice volendo.
Se mi abbuffo vivo una situazione di totale disordine sotto ogni punto di vista e non ho voglia di fare nulla, vorrei solo sparire da un momento all'altro.
Io sono stanco, non reggo più. Sono decisamente stanco di avere un vincolo che mi impedisce di vivere la vita che voglio, non so fino a che punto posso tirare avanti così.

Guardo tutte le mie vecchie foto narcisistiche, foto che immortalano il mio corpo definito e leggermente scolpito, spesso scattate dopo allenamenti in palestra o svariati esercizi svolti a casa.
Le guardo e mi fa male, perché non sono più come in quelle foto e anche se decidessi di smettere di abbuffarmi a partire da oggi, domani non riavrei quel corpo, quindi rinunciare alle abbuffate mi risulta alquanto difficile.
Guardarle inoltre mi suscita invidia (già invidia verso me stesso) e a volte, non mi vergogno a dirlo, arrivo quasi a versarci una lacrima sopra, specialmente quando sono di pessimo umore e sono totalmente pervaso dall'angoscia, dalla tristezza e dalla malattia.
Non c'è proprio nulla di logico e razionale dietro tutto questo mio comportamento, in quanto continuare a mangiare come un camionista obeso non serve a niente se non a farmi ingrassare ancora di più e questo lo so perfettamente, ma diciamo che nella mia mente la magrezza e il dimagrire è come se mi spettassero a prescindere di diritto, un diritto che però sembra essere esente da tutti quei doveri che andrebbero a legittimarlo; questo perché forse, a mio avviso, sono stato privato di tale diritto ingiustamente.

Darei la vita per poter tornare come prima, è l'unica cosa che voglio sul serio, tutto il resto è superfluo.
Vorrei ricominciare a dimagrire, ma non riesco a trovare la forza per farlo, ad ogni tentativo cado e rialzarmi diventa sempre più difficile.

Ho voglia di comunicare il mio dolore e ho cercato di farlo scrivendo questo post, ma nonostante questo una parte, una grande parte di esso non riesco ancora ad esprimerla.
Io il mio dolore lo conosco e lo percepisco fin troppo bene, ma sento di non poter far nulla, mi sento abbattuto più che mai e straziato da un qualcosa che ti annienta ancora prima che si possa prendere un'iniziativa.

Non so se riuscirò a guarire dal mio disturbo alimentare, questo perché mi ci sento troppo dentro ed è come se fossi io stesso il disturbo alimentare.
Io la so lunga su quello che sto passando, ma non riesco a fare niente per poter uscire da tutta questa spirale.

"Il dolore peggiore che un uomo può soffrire: avere comprensione su molte cose e potere su nessuna".

Questa è una citazione di Erodoto e rende l'idea di come io mi sento.
E' un'impotenza che diventa più forte giorno dopo giorno facendomi sentire senza speranze, un'impotenza che sento ad ogni abbuffata e ad ogni piccolo fuori pasto che potrei evitare.

Voglio sentirmi di nuovo forte e potente, voglio avere di nuovo il controllo.
Ripeto:

voglio dimagrire un'altra volta, ancora una volta!

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